Flash Gordon
from paper to screen
di Enrico Di Stefano
L’anno è il 1933, il luogo – neanche a dirlo – è l’America. A quattro anni dal Venerdì Nero gli Stati Uniti si stanno risollevando, attingendo alle enormi risorse umane e morali di cui dispongono. Trascorsi gli anni ’20, che hanno dato una scossa ai costumi ed alla morale comune, il nuovo decennio si annuncia carico di auspici per il futuro.
Il New Deal di Franklin Delano Roosvelt dà nuova speranza alla working class ed a quel ceto medio che il crollo di Wall Street aveva gettato nella disperazione.
Un giovane disoccupato, ma disegnatore di enorme talento, partecipa ad un concorso indetto dal King Features Syndicate per la realizzazione di un personaggio da contrapporre all’eroe fantascientifico per eccellenza, Buck Rogers.
Ha solo 24 anni, Alex Raymond, ma le sue tavole mostrano già i segni dell’eleganza stilistica e del dinamismo che ne diventeranno l’inconfondibile marchio di fabbrica negli anni a venire.
Il giovanotto sbaraglia la concorrenza ed ha il via libera per far conoscere al Mondo un personaggio destinato a fare epoca, Flash Gordon.
Il momento è quello giusto… Il pubblico ha voglia di storie proiettate nel futuro, ricche di avventura e tecnologia. I pulp vanno a ruba e gli aerei monoplani con struttura metallica demoliscono primati su primati.
E’ l’era di Hugo Gernsback e Howard Hugues.
Il nuovo fumetto appare il 7 Gennaio del 1934 ed è subito un successo.
Flash Gordon è una perfetta incarnazione dell’American Dream, negli anni ’30 non ancora interrotto dagli innumerevoli bruschi risvegli cui ci siamo abituati.
E’ un giovane ed aitante sportivo, corredato di fidanzata adorante e sottomessa, Dale. Insomma il prototipo del ragazzo della porta accanto, la migliore incarnazione possibile della american way of life.
Il suo antagonista è Ming, imperatore del pianeta Mongo. Se il giovanotto yankee è ricco di virtù, altrettanto non si può dire del suo avversario. Questi è un tiranno, quindi nemico della democrazia. E’ lussurioso, quindi trasgredisce la morale puritana. Ha lineamenti vagamente mongolici, quindi è immediatamente riconoscibile come diverso.
Insomma… Ming è l’avversario per eccellenza.
Ma a Flash, la forza ed il coraggio non possono bastare per risolvere tutte le situazioni. Ci vuole qualcosa in più… Il genio scientifico. A questa carenza sopperisce Hans Zarkov, la cui creatività ed eterodossia da genio incompreso traspaiono già dal nome esotico.
Questi personaggi azzeccatissimi sono il “motore”di un successo planetario le cui suggestioni hanno influenzato generazioni di autori.
A tal proposito, bisogna tenere presente che, anche se Flash Gordon è una creatura in tutto e per tutto sviluppata da Alex Raymond, altri disegnatori ne hanno illustrato le avventure. La produzione di fumetti che ne è scaturita è piuttosto vasta e merita una trattazione specifica, ma almeno uno dei maestri che hanno dato il loro contributo va ricordato. Si tratta di Paul Norris, uno dei grandi vecchi del fumetto USA.
Gli va riconosciuta un’originalità che ha saputo mantenere in anni – i ’40 - dominati all’influenza stilistica “raymondiana”.
Grazie all’enorme successo del fumetto, le avventure di Flash Gordon non rimangono confinate nel mondo delle nuvole parlanti, ma vengono immediatamente mutuate da altri popolari media.
La trasposizione radiofonica è del 1935. Viene trasmessa dal Mutual Network con il titolo The Amazing Interplanetary Adventures of Flash Gordon per complessivi 76 episodi da 15 minuti. La gestione eccessivamente disinvolta del cast e della continuity nuoce alla riuscita della serie che rimane, a giudizio unanime della critica, una produzione minore. Ma la radio non rende al meglio le avventure tutte azione del ragazzone ipervitaminizzato. Flash nasce come “immagine” e servono le immagini, possibilmente in movimento, a fornirgli il terreno adatto ad esprimere le sue potenzialità.
Ad un paio di anni dalla prima apparizione su carta, Flash arriva al cinema. Nel 1936 con Flash Gordon, un lungometraggio di 96 minuti (condensato dei 12 capitoli che ne consentono la fruizione come serial cinematografico) diretto da Frederick Stepani. Il regista viene licenziato subito dopo la prima per aver superato il budget. Bisogna dire che il film, anche grazie ai mezzi finanziari profusi, è davvero riuscito ed è molto aderente all’universo creato da Alex Raymond. Quest’ultimo partecipa alla realizzazione come consulente e co-sceneggiatore.
Ad impersonare l’eroe viene chiamato Buster Crabbe, un bravo e prestante attore che, curiosamente, in quegli anni dà il volto anche al grande rivale di Flash, Buck Rogers.
Vengono realizzati due sequel: Flash Gordon’s trip to Mars (1938) e Flash Gordon Conquers the universe (1940).
Alcuni elementi balzano subito agli occhi.
Nel film del 1938 l’azione si sposta da Mongo a Marte. Ma sono anni in cui il pianeta rosso gode di enorme popolarità (sette mesi dopo l’uscita del film un certo Orson Welles contribuirà ad accrescerla ulteriormente N.d.A.) e sulla scelta dell’ambientazione pesano le esigenze di marketing. Nel 1940 Jean Rogers, l’interprete “storica” di Dale Arden, viene sostituita da Carol Hughes. Lo “spendaccione” Stephani si ritrova ad essere rimpiazzato da Ford Beebe, regista che si specializzerà in film avventurosi d’ambientazione tropicale.
La trilogia del 1936/1940 riesce a trasferire efficacemente sul grande schermo lo spirito avventuroso del fumetto così come lo concepisce Raymond. Ma devono passare quaranta anni perché si realizzi un nuovo film dal titolo Flash Gordon.
In realtà, nel 1974, viene distribuito un Flesh Gordon (flesh in inglese indica la carne nell’accezione erotica del termine) diretto da Michael Benveniste & Howard Ziehem. Si tratta di un buffo soft-porno che alla fine risulta più comico che sexy.
E siamo al 1980. Questa volta è Mike Hodges a dirigere una sontuosa produzione di Dino de Laurentis. Il cast è di prim’ordine: Max von Sydow (Ming), Timothy Dalton (Barin), Ornella Muti (Aura), Mariangela Melato (Kala). Il punto debole è però il protagonista Sam Jones, ex quarterback dei New York Jets, all’inizio di una modesta carriera da attore. Dale Arden è interpretata da Melody Anderson la cui bellezza rassicurante verrà successivamente esaltata nella serie TV Manimal (1983).
Il film di Hodges, visivamente basato su sontuose scenografie dal taglio classico, non ha il successo sperato, forse perché il pubblico è già avvezzo agli sbalorditivi effetti speciali alla Star Wars. Ma visto in prospettiva è un’opera interessante e con un innegabile fascino retrò.
Il piccolo schermo non si lascia sfuggire l’eroe spaziale. Vengono prodotte quattro serie televisive. Due con attori in carne ed ossa. La prima (1954 – 1955), per complessivi 39 episodi da 30 minuti ciascuno, è diretta da Joseph Zigman, Nei panni dell’eroe si cimenta l’ex modello Steve Holland. Nei credits, come sceneggiatore, compare sempre Alex Raymond.
Poi nulla per decenni. Deve trascorrere oltre mezzo secolo perché Flash Gordon torni in TV.
Si passa direttamente dall’era del bianco e nero a quella del digitale. Infatti la seconda viene trasmessa nel 2007, diretta da vari registi, ed ha come protagonista Eric Johnson, noto al pubblico per la sua presenza nel cast di Smalville. Il pilot passa praticamente inosservato… La serie ha scarso successo e la produzione decide di chiudere dopo soli 21 episodi.
Più interessanti le due serie a cartoni animati.
La prima, realizzata tra il 1979 ed il 1981 dalla Filmation (casa produttrice alla quale si devono anche He-Man e She-Ra) è costituita da 24 episodi. I disegni sono magnifici e oltre a presentare con grande efficacia il protagonista rendono giustizia ai numerosi comprimari, un po’ trascurati in tutte le altre trasposizioni.
La seconda, una coproduzione franco-statunitense del 1996, evidentemente realizzata per pubblico adolescenziale, trasforma Flash in un ragazzino munito di skateboard a razzo (sic!). Il prodotto è confezionato molto bene e con una strategia di marketing talmente spregiudicata da trasformare Ming in un lucertolone… Non si vogliono, evidentemente, indisporre gli eventuali acquirenti asiatici! Gli episodi sono 26.
Avrà un futuro cinematografico il nostro eroe? Pare di sì, almeno a dare retta alle anticipazioni che arrivano da Hollywood. Nel 2010 è prevista l’apparizione di un nuovo Flash Gordon. A dirigerlo sarà, a quanto pare, il poco noto Breck Eisner. La caratura del regista, a questo punto, non è più tanto importante. Ciò che ci incuriosisce è la confezione, cioè il peso che la produzione darà agli effetti speciali digitali. Staremo a vedere.