L’arte di Juan Zanotto da Yor  a Falka

 

 

di Enrico Di Stefano

 

 

Uno degli esponenti principali del fumetto argentino non è argentino. Juan Zanotto, infatti, è nato a Cuceglio (TO) nel 1935 e soltanto nel 1948, già tredicenne quindi, si è trasferito in Sudamerica con la famiglia. Tuttavia è uno dei migliori prodotti della straordinaria fucina di talenti che ha sfornato artisti del calibro di Alberto Breccia e Hector Oersterheld.

I suoi primi lavori risalgono alla  fine degli anni ’50, ma è nel 1960 che si mette in evidenza con Il Santo della Spada, lavoro premiato dalla Fondazione Interamericana di Bibliotecologia Franklin.

Il successo internazionale si fa attendere qualche anno, ma arriva puntuale alla fine del decennio successivo con Yor (dal quale, nel 1983, Antonio Margheriti trae un buon film: Il mondo di Yor) al quale fa seguito Hor. È la prima di una serie di riuscite saghe fantascientifiche pubblicate a cavallo degli anni ’80 e ‘90: Barbara, Starlight, Cronache del Tempo Medio e Orizzonti Perduti. Da quest’ultimo nel 2001 è nato un fortunatissimo spin off, Falka.

L’opera dell’autore argentino affronta i più classici temi della fantascienza: l’invasione della Terra da parte di una razza aliena, la guerra nello spazio, il sofferto cammino dell’umanità dopo l’olocausto nucleare, la pura e semplice avventura insita nel viaggio in astronave. Il denominatore comune, presente in tutte le storie, è l’atmosfera inquietante creata dai paesaggi alieni, dalle situazioni estreme, dalle creature mostruose e perlopiù aggressive che si incontrano durante la narrazione. A conferire fascino alle storie contribuiscono i personaggi femminili che nella produzione più recente di Zanotto finiscono per diventare predominanti. Figure come Christa, Safari, Barbara e - più di tutte - Falka non passano certo inosservate. Bellissime e volitive inseriscono nel contesto una forte componente di erotismo.

In Italia i lavori di Juan Zanotto vengono pubblicati dalla Eura Editoriale che, presentandole nella collana Euracomix (ad eccezione di Starlight, inserito nei Giganti dell’Avventura), ha saputo offrirle al pubblico degli appassionati in una veste elegante – albi a colori con copertina cartonata - e relativamente a buon mercato.

Nell’arco di un trentennio il maestro argentino ha creato cinque avvincenti saghe fantascientifiche. Le prime quattro in collaborazione con alcuni dei più apprezzati sceneggiatori. La più recente facendo tutto da solo e mostrando mano felice anche con la penna, oltre che con matita e pennello.

Analizzando la produzione dell’artista si nota che così come le trame non risultano mai ripetitive – merito della varietà e del valore degli sceneggiatori – anche il disegno riesce a evocare suggestioni e sensazioni sempre diverse.

Passando in rassegna le opere ne possiamo individuare le caratteristiche salienti:

 

Yor e Hor  (sceneggiatura di Ray Collins)

 

Yor è un giovane guerriero che si distingue immediatamente dagli altri membri della sua tribù: è biondo e di carnagione chiara mentre gli altri sono bruni e olivastri. Ma la differenza non è soltanto fisica: il protagonista della saga è un uomo divorato dal dubbio, dalla curiosità, dalla sete di conoscenza; è uno spirito inquieto che non accetta le rassicurazioni di una religione sanguinaria e di tradizioni consolidate. Per di più è il solo a possedere uno strano medaglione fatto di un metallo sconosciuto. Tutto ciò lo spinge ad intraprendere un pericoloso viaggio alla ricerca delle sue vere radici. Lo accompagnano Ka Laa, una bella e combattiva ragazza che gli è stata donata dagli abitanti del villaggio, e Pag, servitore fedele e coraggioso. Dopo numerose peripezie Yor riuscirà a scoprire le sue origini: proviene dal popolo di Atlantide che, diviso in due fazioni, sta per autodistruggersi a causa di una guerra intestina.

I temi dell’esplorazione, della scoperta, dell’incontro con creature fantastiche sono il filo conduttore delle avventure di Yor e Hor. Entrambi devono affrontare numerose prove e pagare lo scotto della perdita di alcuni amici prima di poter raggiungere la meta. Siamo di fronte all’eterno rito del viaggio di iniziazione che segna il passaggio dall’adolescenza (qui intesa come non consapevolezza, come ristrettezza di orizzonti) all’età adulta (la conoscenza).

 

Barbara (sceneggiatura di Ricardo Barreiro)

 

La seconda grande saga realizzata da Zanotto – ormai siamo negli anni ’80 – è quella incentrata sulle avventure di Barbara. Ci troviamo di fronte al primo grande personaggio femminile creato dall’autore argentino. Il fumetto racconta la lotta sostenuta da una ribelle terrestre contro gli Adri, un popolo alieno che si è impossessato della Terra devastandola e spingendone gli abitanti alla miseria e alla barbarie. L’idea è un classico della fantascienza, ma sviluppato in modo originale. Gli alieni invasori non ingaggiano quasi mai violente battaglie frontali contro i terrestri, ma li tengono sottomessi mediante la disinformazione, l’inganno, la paura. La reazione dei ribelli, guidati dalla protagonista, non si limita all’insurrezione armata, ma cerca di svelare i trucchi e le falsità dei quali si servono gli extraterrestri per i loro scopi.

Il principale punto di forza dell’opera sta proprio nell’idea di invasione subdola, efficace metafora dell’appiattimento e della massificazione culturale che minacciano l’uomo moderno.

 

Cronache del Tempo Medio (sceneggiatura di Emilio Balcarce)

 

L’umanità è riuscita nel suo intento autolesionistico e l’olocausto nucleare l’ha ricacciata nella barbarie. Questo è lo scenario che fa da sfondo alle Cronache del Tempo Medio, forse il più ambizioso (anche se non il più lungo) lavoro di Juan Zanotto. Le quattro generazioni protagoniste della vicenda si ritrovano ad essere coinvolte nelle lotte che si svolgono tra i sopravvissuti al disastro. La figura principale è quella di Safari, vero prototipo dei personaggi femminili che caratterizzeranno la produzione successiva dell’autore argentino. Alta, mora, bellissima, formidabile guerriera, Safari sembra anticipare le caratteristiche della più nota e recente Falka. Il fumetto è davvero bello e nelle sue 260 pagine riesce a tenere desto l’interesse del lettore con frequenti colpi di scena. Per la prima volta, accanto alle creature mostruose e aggressive che caratterizzano le opere di Zanotto, vengono rappresentate numerose tecnologie, in questo caso le macchine sopravvissute all’olocausto. Anch’esse suscitano orrore. Infatti si tratta per lo più di mezzi militari robotici che, seguendo fedelmente la programmazione, continuano a seminare la morte tra i derelitti sopravvissuti. Altri temi trattati sono il collasso ambientale e le modifiche genetiche che ne derivano. Alcuni discendenti della protagonista, pur essendo dotati di poteri psichici, sono fisicamente menomati. Il figlio Chip, ad esempio, è privo delle braccia; il nipote Aden è addirittura asessuato.

 

Starlight (sceneggiatura di Robin Wood)

 

Quest’opera è un inno all’avventura, una celebrazione del tema intramontabile del viaggio. Appena uscito di galera, Walker si imbarca sulla Starlight, una vecchia astronave da carico il cui comandante è la giovane e bellissima Christa. L’equipaggio è completato da Rathon e da Damone, un mutante che cela le sue mostruose sembianze sotto una speciale tuta da lavoro.

Se nella SF Star Trek rappresenta l’esplorazione del cosmo intrapresa per nobili fini, allo scopo di esplorare mondi sconosciuti ed esportare la parte migliore di una umanità mai stata così civile, Starlight è esattamente il contrario. La ciurma è costituita da rifiuti della società: un ex galeotto, un mostro, un navigatore esperto in ogni forma d’intrallazzo. Niente a che vedere con i professionali ed efficientissimi specialisti imbarcati sull’Enterprise. Per non parlare del capitano: al posto del virile, sanguigno, determinato Kirk troviamo la troppo giovane, indecisa e inesperta Christa. Sembra quasi che in questo fumetto il disegnatore argentino abbia voluto mostrare il lato sporco dell’esplorazione spaziale. Un po’ come nel cinema hanno fatto Sergio Leone con il suo west tutto sommato antieroico, popolato com’è di brutti e cattivi, e Mario Monicelli che ha dipinto un medioevo straccione e puzzolente. Forse per questo in Starlight abbondano le creature deformi, ripugnanti e ricorrono violenze di ogni sorta, soprattutto gli stupri.

Tuttavia siamo di fronte al miglior Zanotto: i disegni sono eccellenti, forse i meglio curati della produzione dell’autore. La storia - del grandissimo Robin Wood - è avvincente e molto ben costruita così come i personaggi, definiti benissimo e di una complessità che fa onore alla fantascienza (Walker, ad esempio, pur essendo il protagonista e incarnando una figura tutto sommato positiva non esita a violentare la pur perfida e corrotta Dagmar).

 

Orizzonti Perduti e Falka (sceneggiatura di Juan Zanotto)

 

Il tenente Dan Darnell scende in missione sul pianeta Alphard IV, i cui abitanti resistono con le armi ai tentativi di colonizzazione da parte della Confederazione Galattica. Tagliato fuori da ogni contatto con i superiori è costretto a ricorrere ad una incredibile tecnica di camuffamento: il suo equipaggiamento comprende una macchina portatile in grado di cambiare le sembianze di un essere umano. Il nostro eroe se ne serve per assumere l’identità di una amazzone, esponente di un popolo guerriero autoctono costituito da sole donne. Il baffuto Dan si trasforma così in Falka, sfolgorante bellezza mora dalle misure mozzafiato. Hanno così inizio le avventure narrate in Orizzonti Perduti e nel suo spin off, Falka per l’appunto.

Cominciamo col dire che nella saga sono presenti quasi tutti i temi caratteristici della produzione di Zanotto: il pianeta alieno, le creature mostruose e letali, l’erotismo. Quest’ultimo, sempre espresso nelle opere precedenti, ma mai preponderante, diviene forse l’elemento più forte della narrazione. Come detto in precedenza, la protagonista è dotata di una strepitosa avvenenza che più volte viene mostrata senza veli. Quasi altrettanto belle sono le altre amazzoni, alcune delle quali intrecciano amori saffici con Falka. I nudi femminili, rappresentati in numerose tavole, sono disegnati con la consueta maestria dal disegnatore argentino che se ne serve per creare composizioni plastiche di grande suggestione.

Particolare non indifferente: la saga vede Zanotto, per la prima volta nella sua produzione di SF, alle prese con la sceneggiatura.

 

Quali impressioni si traggono da un rassegna delle opere del disegnatore sudamericano?

Nel campo dei disegnatori di SF, ai massimi livelli artistici, solo pochissimi possono vantare una produzione più vasta rispetto a quella di Juan Zanotto. Eppure l’autore argentino, così come altri suoi meritevoli connazionali, non viene sempre ricordato tra gli indiscussi maestri, soprattutto francesi, che hanno fatto grande il genere. Come se, dopo L’Eternauta, autentica “Divina Commedia” della fantascienza a fumetti, la scuola sudamericana avesse lasciato il passo a quella europea, alla Bande Dessinée in particolare.

Invece, riteniamo, l’artista merita ampiamente la collocazione nel Panteon dei disegnatori della SF soprattutto perché, pur avendo raggiunto la piena maturità artistica già ai tempi di Yor, è stato capace di sperimentare ed evolvere pur mantenendo alcune caratteristiche che ne rendono inconfondibile lo stile. 

Il tratto di Juan Zanotto, anche se forse un po’ troppo classico, è molto elegante e personale. Le linee nette, il tratteggio essenziale e il contrasto - a volte violento - dei chiaroscuri conferiscono al disegno una forza non comune.

Il dinamismo dei personaggi viene reso con estrema efficacia e “misura”: appare evidente la ricerca di un movimento naturale rispetto alla solenne staticità - a volte ieratica - di molti personaggi di Moebius e Bilal.

L’erotismo, che traspare da numerose tavole, scaturisce da due precisi meccanismi: la ricerca delle pose più adatte ad esaltare l’avvenenza di protagoniste e comprimarie (operazione studiata, ma dal risultato sorprendentemente “naturale”) e l’irrefrenabile irrompere della passione negli intermezzi tra i momenti di maggior patos.

L’avventura, come rinunciarvi? Zanotto, infatti, non indulge alle tentazioni intellettualistiche nelle quali si sono impantanati altri grandi autori. Crea storie ricche di inseguimenti, esplorazioni, complotti, amori, battaglie sulla terra e nello spazio. Il lettore, catapultato in mezzo a scenari fantastici e mutevoli, a situazioni pericolose e intricate, rimane avvinto dalla prima all’ultima pagina. 

Infine - e scusate se è poco – l’artista argentino negli ultimi anni si è cimentato anche nella sceneggiatura con apprezzabili risultati, operazione non del tutto riuscita ad alcuni dei più celebrati disegnatori. Se questa non è maestria…