Fantasmi Semiotici

 

di Enrico Di Stefano

 

Corre l’anno 1981 e William Gibson esordisce nella fantascienza professionale con The Gernsback Continuum, racconto inserito in un’antologia, curata da Terry Carr e pubblicata da Doubleday, dal titolo Universe 11. L’opera riscuote molto successo, tanto da diventare una pietra miliare del genere Cyberpunk. Come tale, cinque anni dopo, Bruce Sterling la inserisce in un’altra raccolta, quest’ultima destinata a fare epoca: Mirrorshades The Cyberpunk Anthology, apparsa in Italia solo sul finire del decennio col titolo La notte che bruciammo Chrome (URANIA SPECIALE del 24 settembre 1989).

Nel 1993 il regista Tim Leandro ne realizza una versione su pellicola, un cortometraggio dal titolo Tomorrow Calling, della durata di circa dodici minuti, molto aderente al testo originale. Ne riassumiamo brevemente la trama.

Un fotografo professionista viene incaricato da una nota storica dell’arte, Dialta Downes, di realizzare un reportage sull’architettura in stile Art Déco degli anni ‘30. Mentre prepara la sua attrezzatura ai piedi di un edificio dall’aspetto futurista, l’uomo vede distintamente un’aeronave solcare il cielo. Si tratta di un velivolo dalle linee fantastiche, del tutto diverso dai comuni aeroplani, che sembra appartenere a un continuum alternativo. Il protagonista, di fronte all’irrealtà di un costrutto che pure lo sorvola e appare tangibile, ha l’impressione di aver superato quella che nel racconto originale viene definita “membrana probabilistica”, un vero e proprio confine tra realtà parallele. Sconvolto dall’esperienza, chiede consiglio a un giornalista specializzato in ufologia, Mervyn Kihn. Questi fornisce una spiegazione sorprendente: il velivolo sarebbe un fantasma semiotico, ovvero un oggetto tanto presente e ricorrente nell’immaginario collettivo da potersi materializzare di fronte a un esterrefatto testimone. Il fotografo resta spiazzato dall’ipotesi formulata dall’amico, ma nei giorni successivi si trova di fronte a ulteriori apparizioni.

Il film, il cui piccolo cast comprende Colin Salmon nel ruolo del protagonista, Toyah Willcox in quello della studiosa d’arte e Don Henderson in quello del giornalista, è disponibile su YouTube nella versione originale in lingua inglese e vale sicuramente un’attenta visione. Soprattutto in quanto fedele trasposizione di un racconto breve ma degno della fama conquistata. Il grande merito di The Gernsback Continuum e Tomorrow Calling, infatti, è quello di aver introdotto un’idea veramente originale in ambito fantascientifico, cosa non facile anche quaranta anni fa.

 

Bisogna dire, tuttavia, che il concetto di concretizzazione di un oggetto appartenente all’immaginario collettivo è già presente in moltissime culture. Non di rado, tra le varie culture sparse nei continenti, come espressione tangibile di una qualche forma di superstizione. Ha quindi radici molto antiche e possiamo ben definirlo “prescientifico”.

Quante volte ci siamo detti: “Non pensare a una cosa brutta altrimenti succede sul serio!”? Oppure ci siamo imposti di “pensare positivo” come a non voler forzare la sorte in direzione negativa?

Insomma, la presunta capacità della mente di interferire sulla realtà è un conetto che non ci è del tutto estraneo.

Se, in fondo in fondo e senza volerlo ammettere, crediamo a questa intrinseca capacità del singolo, vuol dire che saremmo inconsciamente propensi, e a maggior ragione, ad accettare il potere evocativo di una moltitudine di menti operanti in sinergia.

Ma allora un’immagine presente nell’inconscio collettivo può manifestarsi in forma di fantasma semiotico, quello che un tempo veniva chiamato allucinazione collettiva? Se sì, esistono dei precedenti documentati in giro per il mondo? La risposta è affermativa e non bisogna andare lontanissimo nello spazio per averne un primo esempio. Cominciamo dall’Italia.

Nella prima metà degli anni ’50 anche nel nostro paese si cominciava a parlare di “dischi volanti”. Questa era all’epoca l’espressione usata dalla stampa per indicare quegli oggetti che oggi raggruppiamo sotto l’acronimo UFO.

I cinema programmavano moltissimi film di fantascienza, soprattutto americani, che stimolavano la fantasia di una moltitudine di spettatori entusiasti.

Due di queste opere, entrambe del 1951, avevano riscosso grande successo a livello planetario, Italia compresa: Ultimatum alla Terra di Robert Wise e La cosa da un altro mondo di Howard Hawks. Ancor più di questi, nel 1953 aveva sbancato i botteghini La Guerra dei Mondi, splendida trasposizione cinematografica dell’ormai iconico capolavoro di H.G. Wells diretta da Byron Haskin.

Insomma, in quella prima metà degli anni ’50, un po’ per le frequenti notizie di inspiegabili avvistamenti che apparivano con sempre maggior frequenza sui giornali, un po’ perché il Cinema contribuiva a plasmare l’immaginario collettivo con la sua potenza evocativa, l’uomo della strada cominciava a non considerare più troppo stramba l’idea di imbattersi in un disco volante.

 

Dopo questa premessa, focalizziamo la nostra attenzione sull’Italia e vediamo cosa accadde mercoledì 27 ottobre 1954 a Firenze. Sul prato dello Stadio Comunale, quello oggi intitolato ad Artemio Franchi, si stava disputando l’incontro di calcio Fiorentina – Pistoiese, valevole per il Campionato Riserve. Poco dopo l’inizio del secondo tempo, sull’impianto apparvero numerosi oggetti volanti. All’incontro sportivo assistevano circa diecimila spettatori e i numerosissimi testimoni affermarono che i velivoli, che si spostavano in direzione sud-est, erano di colore bianco e a forma di “cappello da mandarino cinese”. Subito dopo l’avvistamento, a causa del quale la partita venne sospesa, sullo stadio e su alcuni quartieri del capoluogo toscano piovvero dei bizzarri filamenti che si rivelarono appiccicosi al tatto. Una volta analizzati risultarono essere composti da bario e silicio, ma non presentavano traccia di radioattività.

Le spiegazioni del fenomeno non sono mancate, comprese quelle fornite successivamente dal CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze): una esercitazione con chaff, cioè striscioline metalliche utilizzate dai militari per confondere i radar, oppure il ballooning, ovvero la produzione da parte di una specie di ragni di filamenti atti a consentire lo spostamento su grandi distanze dei piccoli artropodi. Comunque sia andata, il mistero rimane, ma un dato è incontrovertibile: nell’autunno del 1954 diecimila persone, oltre a molte altre in città, hanno visto Firenze sorvolata da una moltitudine di oggetti volanti totalmente dissimili dai comuni aeroplani in servizio all’epoca.

Quello di cui abbiamo appena riferito potrebbe rappresentare un buon esempio di interpretazione di un fenomeno in base a elementi semiotici, ma ci sono altri casi assai interessanti. Vediamone alcuni tra i più significativi.

Quello che, forse, è il più sorprendente, tanto da non essere mai stato spiegato ufficialmente, ha diversi punti in comune con l’avvistamento collettivo toscano, ma si è verificato oltre vent’anni prima, nel 1931.

Anche qui c’è di mezzo un velivolo, questa volta isolato: un dirigibile.

È bene ricordare che gli anni ’30 hanno visto l’apogeo e il subitaneo tramonto di queste imponenti aeronavi sostenute dalla spinta idrostatica dell’idrogeno o dell’elio. La fase crepuscolare di questo capitolo della storia del volo umano, il cui più noto esponente è stato Ferdinand von Zeppelin, è indissolubilmente legata a una serie di gravissimi incidenti culminata nel 1937 con l’incendio del maestoso Hindenburg.

A parte le distruzioni dello statunitense Shenandoah nel 1925 e del nostro Italia nel 1928, quest’ultima seguita da un’imponente operazione di soccorso internazionale nelle regioni artiche, nel 1931 era ancora viva l’eco del disastro del britannico R101.

Questo, l’anno precedente, era andato perduto a causa di un incendio, dovuto all’idrogeno contenuto al suo interno, che era costato la vita a 48 persone.

Nello stesso periodo, i media fornivano doviziosi resoconti dei primi voli di un dirigibile rivoluzionario: l’USS Akron. Cosa aveva di speciale questa aeronave sostenuta dall’elio? A parte le enormi dimensioni, 240 metri di lunghezza e 40 di diametro per un volume di circa 185.000 m3, si trattava di una vera e propria portaerei volante. Entrata in servizio nella US Navy con compiti di pattugliamento marittimo, ospitava in un hangar interno cinque caccia biplani Curtiss che poteva lanciare e recuperare in volo. Un’autentica meraviglia tecnologica. Inutile dire che queste inusitate caratteristiche solleticavano l’orgoglio degli statunitensi.

Eppure, qualche dubbio, più o meno inconfessato, sulla sicurezza e sull’affidabilità di una simile macchina doveva serpeggiare anche nell’animo dei più entusiasti sostenitori del “più leggero dell’aria”.

Abbastanza, a quanto pare, da evocare un vero e proprio fantasma semiotico.

Il 10 ottobre 1931 l’Akron avrebbe dovuto sorvolare Huntington nel West Virginia, ma il comando della marina cancellò la missione. Ciò nonostante, quel giorno migliaia di persone presenti in città videro comunque il dirigibile sorvolare l’abitato a bassissima quota: cento yards (una novantina di metri). A un certo punto, così riferirono i numerosi testimoni, l’aeronave sembrò accartocciarsi e precipitare al suolo mentre molti uomini del suo equipaggio cercavano scampo lanciandosi col paracadute.

Inutile dire che i soccorsi, prontamente inviati sul luogo dell’apparente disastro, non trovarono nulla. Nessun rottame, nessun resto umano. L’Akron, in realtà, si trovava al sicuro a centinaia di chilometri di distanza. L’evento, già sorprendente nella sua inesplicabilità, diventa fittissimo mistero se consideriamo il destino del dirigibile. Nella notte del 4 aprile 1933 l’Akron incappò in una tempesta sull’Oceano Atlantico e vi affondò causando la morte di quasi tutto l’equipaggio.

Come interpretare questi fatti? In quell’autunno del 1931 i cittadini di Huntington vissero un’esperienza di preveggenza collettiva, “assistendo” a un evento che si sarebbe verificato un anno e mezzo dopo? Non lo sapremo mai, ma possiamo concludere questo racconto aggiungendo un altro elemento inquietante. L’aeronave gemella dell’Akron, la USS Macon, fu investita da una tempesta al largo della California il 12 febbraio 1935. Anch’essa affondò, ma dei 76 uomini d’equipaggio se ne salvarono 74 grazie alle nuove misure di sicurezza adottate. La dura lezione di due anni prima aveva dato i suoi frutti.

 

Facciamo adesso un salto indietro di quasi mezzo millennio, quindi all’inizio del XVI secolo, ma torniamo in Italia. Per la recisione nella provincia di Bergamo e, in particolare, nel territorio dell’attuale comune di Osio Sotto.  Le cronache riportano che il 12 dicembre 1517, nei pressi dell’Oratorio di San Giorgio, una chiesa oggi ridotta a un rudere, si sarebbe svolta una grande battaglia campale tra due schieramenti forti di nutrite schiere di fanti e cavalieri in armatura. I numerosissimi testimoni riferirono che le due armate erano costituite da migliaia di uomini. Inutile dire che in quel luogo e in quel giorno non si svolse nessuna battaglia.

Qui non siamo di fronte ad astronavi o dirigibili, ma a veri e propri eserciti fantasma.

All’epoca l’eco dell’evento, tanto misterioso quanto sorprendente, si diffuse così celermente nel settentrione del nostro paese e in modo così incontrollato da destare la viva preoccupazione del pontefice Leone XII.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un fantasma semiotico? In questo caso non è la tecnologia ad avere un peso determinante, ma qualcosa di diverso. Qualcosa di presente nell’inconscio collettivo di una moltitudine di poveri contadini pochissimo o per nulla istruiti.

Non è possibile escludere, infatti, che l’apparizione possa essere spiegata con una sorta di concretizzazione del mito europeo del cosiddetto “esercito furioso”. Questo vero e proprio archetipo, di cui oggi si sarebbe praticamente persa memoria se non fossero state intraprese delle serie ricerche storiche, era assai diffuso nel vecchio continente e nasceva da suggestioni già presenti nei testi apocalittici del Nuovo Testamento.

Non va dimenticato, infatti, che tanto i “secoli bui” quanto il ben più luminoso Rinascimento sono stati pervasi da una radicatissima religiosità popolare. Alle manifestazioni terrene di angeli, demoni, santi e di ogni sorta di chimere si era pronti a credere in un modo che noi moderni, avvezzi a vivere in un mondo molto laicizzato e strutturalmente scettico, non possiamo che trovare sorprendente.

Invece, a quanto pare, l’immaginario della gente di quella particolare zona del nord Italia, e di quella data epoca, è stato tanto potente da dare corpo a immagini fortemente radicate nel subcosciente di migliaia di persone. Infine, in accordo con quanto esposto poco sopra, non va sottovalutato il fatto che gli eventi appena riferiti si sono verificati in prossimità di un importante edificio destinato al culto cristiano.

A puro titolo di cronaca, è giusto ricordare che nel 2018 le apparizioni d’epoca rinascimentale nei pressi dell’Oratorio di San Giorgio hanno ispirato una graphic novel dal titolo Il Presente di Venturo, edita da MoltiMedia e realizzata dal fumettista Michele Eynard con la consulenza storica di Riccardo Scotti.

Infine, vanno citati i frequenti avvistamenti di navi fantasma. Sono un’infinità, ma ne riportiamo solo uno… Una storia emblematica risalente alla seconda metà del XIX secolo è quella della fregata francese La Belle Poule, inviata in soccorso alla corvetta Berceau, dispersa in mare dopo che una tempesta l’aveva allontanata dal resto della formazione navale in cui era inserita. In condizioni di visibilità perfetta, i marinai e gli ufficiali della prima giurarono di aver visto distintamente dei naufraghi agitarsi su una zattera in balia dei flutti e di averli sentiti invocare aiuto. Tuttavia, le scialuppe di salvataggio, inviate a recuperare i malcapitati su ordine dell’ammiraglio Romain-Desfossés, non trovarono nulla se non un albero galleggiante strappato da un tratto di costa vicina. Certo, si era nell’Ottocento, la strumentazione disponibile aveva le sue pecche, ma i sensi umani mostrarono ancora una volta la loro fallacia.

In questo caso, la spiegazione comunemente accettata è quella di una sorta di “contagio sensoriale” scaturito dalla vedetta che aveva individuato l’imbarcazione in difficoltà e che si era rapidamente propagato a tutti gli uomini a bordo del vascello soccorritore. Questi, consciamente o inconsciamente, non chiedevano di meglio che salvare i commilitoni dispersi.

Quali indicazioni si possono trarre da simile eventi, ben più numerosi dei pochi che abbiamo riportato? Secondo la psicanalisi, ogni essere umano tende a interpretare il mondo che lo circonda piegandolo alle proprie convinzioni e alle proprie conoscenze. In tal modo non gli è difficile dare consistenza alle immagini che si porta dentro e che rappresentano un’interpretazione personale della realtà. In genere, la più rassicurante o la più desiderata. Con questa premessa, non si può escludere che la vicinanza di altri individui con i quali esiste un immaginario condiviso e aspettative comuni, in particolari situazioni che prevedono l’assembramento di una moltitudine, possa rinforzare un recondito desiderio individuale e dare forma tangibile a un’immagine che altrimenti sarebbe solo mentale. Ciò potrebbe spiegare molte cose. Ad esempio, le visioni mistiche collettive tanto spesso riportate nelle cronache medievali e, forse, l’isteria delirante delle masse partecipanti ai raduni nazisti.

 

Bene, siamo partiti da un racconto di William Gibson e siamo rapidamente passati a un ambito più adatto all’antropologia e alla psicanalisi che alla fantascienza. Ma quest’ultima si ispira spesso a suggestioni derivanti dalle prime due. Così come trae spunti e vitalità da numerose altre scienze. Per quanto riguarda i fantasmi semiotici non siamo propensi ad accettare interpretazioni parapsicologiche o pseudoscientifiche. Sicuramente esistono delle spiegazioni razionali per i casi che abbiamo esposto. Il CICAP, ad esempio, si è occupato dell’avvistamento di Firenze e ha fornito una ragionevole ricostruzione degli eventi. A tal proposito, chi volesse approfondire può trovare un esauriente resoconto su una pagina di Wikipedia.

Tuttavia, è indiscutibile il fascino del mistero cui, volente o nolente, anche il più razionale di noi non riesce mai a sottrarsi del tutto. Superstizioni, sogni, paure, illusioni, albergheranno sempre nei recessi più reconditi dell’animo umano. Spesso nascosti, a volte sopiti, ma mai del tutto domi. Quando la razionalità abbassa la guardia, per un motivo qualsiasi, possono emergere prepotentemente e riavvicinare l’umanità del XXI secolo alla sensibilità dei suoi progenitori neolitici.

Con quali effetti è facile immaginare.