The War of the Worlds

 

Il “Successo Evolutivo” di un classico della Fantascienza

 

di Enrico Di Stefano

 

Occorre mettersi d’accordo su cosa si intende per Fantascienza - Science Fiction nei paesi anglosassoni – per stabilirne la data di nascita del genere. Imponendo come condizione necessaria la commistione dell’elemento fantastico con quello scientifico, molti fissano l’evento fatidico al 1818, anno in cui Mary Shelley dà alle stampe Frankenstein or the Modern Prometeus. I più indicano, invece, il 1895 con l’apparizione di The Time Machine: an Invention di Herbert George Wells.

In ogni caso, la fantascienza moderna nasce nel XIX secolo e moltissimo deve al papà della macchina del tempo. Mentre il suo contemporaneo Jules Verne è rimasto quasi sempre legato alla letteratura d’anticipazione, sia pure d’alto profilo, lo scrittore inglese ha tirato fuori dal cappello a cilindro alcune idee destinate a fare epoca.  Probabilmente nessun autore successivo, nemmeno i giganti come Asimov, Hinlein, Van Vogt, Simak e Lem, hanno saputo plasmare l’immaginario collettivo creando archetipi quali appunto la macchina del tempo, l’uomo invisibile, gli esperimenti biologici, l’invasione aliena. Di quest’ultima, poi, divenuta un vero e proprio sottogenere della fantascienza, The War of the World (TWOTW) è il prototipo perfetto, come vedremo successivamente. Più che un opera letteraria, La Guerra dei Mondi, è diventata un fenomeno culturale senza precedenti. Il romanzo è stato trasposto praticamente in tutte le forme immaginabili e rappresenta un caso emblematico di “radiazione evolutiva” della fantascienza. Questa lettura “darwiniana” della SF merita qualche chiarimento. In natura si osserva che da un progenitore comune di successo possono discendere numerose specie, anche assai diversificate. Lo stesso, a quanto pare, è accaduto con la fantascienza: da un romanzo che ha fatto epoca sono stati tratti film, fumetti, videogiochi e molto altro.

Il fenomeno culturale in questione ha un nome che conoscono tutti, anche i bambini: The War of the Worlds, appunto.

 

Il Romanzo

 

E’ l’archetipo di uno dei più fortunati sottogeneri della fantascienza, quello dell’invasione aliena. Pubblicato nel 1897, il tema era, per l’epoca, talmente nuovo da far passare in second’ordine la qualità letteraria dell’opera. In questo senso The War of the Worlds rientra nella tradizione della narrativa fantastica inglese del XIX secolo, come i romanzi di Arthur Conan Doyle che vedono protagonista il Professor Challenger o l’inarrivabile Dr. Jekyll e Mr. Hyde diRobert Louis Stevenson. Dunque una solida avventura, ben scritta e avvincente, sicuramente di gradevolissima lettura.

E non priva di elementi di grande originalità.

Ma, come detto all’inizio, è l’idea alla base della vicenda che dà forza all’insieme e che da sola ha fatto la fortuna del romanzo. Va aggiunto che l’autore, schierato politicamente a difesa delle minoranze (è stato un fervente sostenitore delle lotte per i diritti civili delle donne) non ha perso occasione con TWOTW per lanciare i suoi strali contro le ingiustizie  che l’applicazione del Rule Britannia imponeva a buona parte del Mondo alla fine del XIX secolo. E’ facile, infatti, vedere negli invasori marziani, così superiori tecnologicamente, una rappresentazione metaforica dei colonizzatori europei intenti a sottomettere e sfruttare i popoli africani e asiatici. 

 

Il Radiodramma

 

Probabilmente, The War of the Worlds è a tutt’oggi il radiodramma più famoso del mondo, pur essendo stato messo in onda, per la prima volta,  settanta anni or sono.

Le varie forme espressive della fantascienza, già negli anni ’30, erano diventate, per così dire, “intercomunicanti”. La tradizionale filiazione romanzo ð film o romanzo ð fumetto prese  allora a funzionare in entrambi i sensi. Addirittura da un fumetto, a quei tempi ancora arte minore, venne tratto un buon film d’avventura fantascientifica.

Quando un’idea è buona può essere proposta con successo in varie forme.

Ma torniamo a quei fatidici anni ’30... L’allora ventitreenne Orson Welles, dai microfoni della CBS, trasmise il 30 Ottobre 1938 un radiodramma tratto dal romanzo che, all’epoca, era stato pubblicato da 40 anni. La trasmissione diede origine ad un colossale equivoco per cui buona parte della popolazione degli U.S.A. credette di subire l’invasione da parte di un’armata marziana. Questa storia, più o meno, la conoscono tutti. Quasi nessuno, invece, è a conoscenza che la stessa operazione venne ripetuta, con esiti funesti, nel 1949 a Quito in Ecuador dall’emittente Radio Quito. Scoperto l’inganno, si scatenò una mezza insurrezione popolare. La gente, infuriata, assediò il palazzo dal quale la radio trasmetteva e lo diede alle fiamme. Il tumulto provocò decine di morti e feriti.

Quando si dice non gridare al lupo

Restando alle interpretazioni recitate, non possiamo non citare le letture dell’originale. Infatti esistono degli adattamenti del romanzo su vinile. Il più pregevole è quello prodotto dalla Caedmon Records nel 1976 nel quale la narrazione è affidata a un lettore d’eccezione, Leonard Nimoy.

 

In Musica

 

La fruizione “acustica” di TWOTW però non si è limitata alle trasmissioni radiofoniche ed alle letture del testo, ma questo ha ispirato anche il mondo della musica POP. L’opera più ambiziosa in questo campo, tra quelle ispirate al capolavoro di Wells, è certamente un’opera rock di Jeff Wayne (1978) prodotta dalla Ollie Records Production. Gli otto brani che costituiscono la composizione sono assai suggestivi. Alcuni fanno da sfondo all’invasione marziana e colpiscono per le sonorità aliene ed inquietanti. Quelli che accompagnano la rivincita umana sono trascinanti, quasi marziali. Ma in tempi più recenti, nel 2002, la Black Widow Record ha pubblicato un cofanetto costituito da ben 3 CD contenenti 40 brani musicali, eseguiti da altrettanti gruppi di Heavy Metal di livello internazionale, dedicati alle grandi opere della fantascienza. Ebbene non manca The War of the Worlds, in una trascinante esecuzione, imperniata sulle tastiere, del trio giapponese Ars Nova.

 

Il Film

 

La Guerra dei Mondi è stato trasposto per il grande schermo con due film di successo: l’originale di Byron Haskin del 1953 ed il suo controverso remake, diretto da Steven Spielberg nel 2005.

Il primo ha messo d’accordo il pubblico e la critica e, a distanza di oltre cinquant’anni, si guarda ancora con piacere. Per l’epoca nella quale sono stati realizzati, gli effetti speciali sono notevoli così come la fotografia. Anche il cast è decisamente convincente, soprattutto il protagonista maschile, Gene Barry, chiamato ad interpretare uno scienziato occhialuto, ma piuttosto a suo agio nelle scene d’azione. La narrazione scorre senza intoppi e la tensione si mantiene elevatissima fino all’inatteso finale.

Non altrettanto riuscita è la figura interpretata dal sia pur bravissimo Tom Cruise che comunque patisce l’inserimento in un opera che rilegge il classico di Wells allontanandosene. Steven Spielberg, regista della nuova versione cinematografica, è incappato, infatti, in un mezzo scivolone artistico. Volendo riproporre in salsa fantascientifica i fantasmi che ossessionano l’America post 11 Settembre, ha finito per cadere nell’ennesima tirata a sfondo patriottico cui il cinema USA ci sta – purtroppo – abituando. E così l’ecumenismo della storia, elemento fondamentale sia del romanzo che della prima trasposizione cinematografica, ha ceduto il posto al solito sfoggio di virtù che caratterizzerebbero lo yankee medio… Anche se è un perdente come il padre di famiglia interpretato dalla superstar hollywoodiana. La confezione perfetta, che in un colossal americano è una caratteristica “d’ordinanza”,  non contribuisce più di tanto a rendere convincente l’insieme.

Insomma, dati i mezzi a disposizione, un’occasione sprecata.

 

Il Videogame

 

Esistono almeno tre videogame che ripropongono l’invasione marziana. La prima è stata una versione Arcade, cioè quella destinata alle sale giochi, caratterizzata da pochi comandi essenziali con la consolle ingabbiate in un ingombrante e sgraziato scatolone di truciolato dai colori chiassosi. Realizzata nel 1982 dalla Cinematronics, era caratterizzata da una grafica essenziale e da colori fortemente contrastati. Per palati semplici.

Molto più interessante è il sofisticato videogame prodotto dalla Rage Software(1998). Si tratta di un gioco di strategia a turni molto aderente al romanzo. Eccellente la giocabilità e molto ben strutturata la parte legata alla logistica ed alla produzione delle risorse economiche. Le scene di combattimento sono assai realistiche ed il livello di difficoltà complessivo è medio. Il player può scegliere di impersonare un comandante umano oppure un condottiero alieno. In entrambi i casi il divertimento è assicurato.

Ultimo, ma non meno interessante, è un videogame – ovviamente dal titolo The War of the Worlds – sviluppato dallo studente Chris De Leon nell’ambito di un progetto didattico condotto in una semplice high school statunitense. In considerazione dello standard amatoriale che si poteva raggiungere in una scuola superiore, bisogna ammettere che la grafica realizzata dal giovane americano è davvero             apprezzabile.

 

Il Fumetto

 

Numerosi e bellissimi sono i fumetti ispirati a The War of the Worlds. Essendo impossibile citarli tutti, ci limitiamo solo ad alcuni.

Il primo è Le Journal de Tintin n°2 (1946) nel quale il piccolo eroe del fumetto francofono deve vedersela coi bellicosi marziani. La copertina, molto suggestiva, è di E.P. Jacobs.

Anche uno dei personaggi più “estremi” della Marvel Comics, Killraven, si confronta coi guerrieri del Pianeta rosso in The War of the Worlds (MARVEL, 1973).

Negli ultimi anni le trasposizioni a fumetti del capolavoro di Wells si sono fatte più “realistiche” e sono state pubblicate diverse opere di pregevole fattura: The War of the Worlds di Ian Edgington & D’Israeli recentemente pubblicato dalla Dark Horse Comics (2006); The League of Extraordinary Gentlemen,America's Best Comics (2002) con le eleganti tavole di Kevin O'NeillSuperman: The War of the Worlds, DC Comics (1998) storia di Roy Thomase disegni del grande Michael Lark che ambientano la storia, posticipandola di quaranta anni, nel fatidico 1938.

Il più noto dei personaggi Disney non poteva, prima o poi, non vedersela coi bellicosi invasori marziani ed infatti l’epico scontro arriva con Topolino e la Guerra dei Mondi, apparso sul n°1625/1626 di Topolino(1987).

Questa è sicuramente la versione più incruenta di TWOTW: alla fine i marziani non vengono sterminati dai microrganismi terrestri, ma devono comunque rinunciare all’invasione a causa di raffreddori e mal di testa.

 

Tributi

 

I francobolli sono un importante parametro per valutare la fama di un personaggio o di un opera.

Più precisamente indicano “l’istituzionalizzazione” della notorietà in quanto vengono emessi dagli Stati e quindi sanciscono ufficialmente il peso culturale di ciò che vi viene effigiato. A The War of the Worlds e a Wells ne sono stati dedicati parecchi, ma il più bello – uno tra i più riusciti tra quelli d’ispirazione Sci-Fi - è il pezzo da 800 lire emesso nel 1998 dalla Repubblica di San Marino e disegnato da Franco Filanci. Anche il 35 penny inglese emesso nel 1995 è decisamente pregevole come lo sono francobolli similari con i quali molti paesi del Mondo hanno tributato un omaggio allo scrittore britannico.

 

Un’altra prova del travolgente successo di TWOTW è il gran numero di giocattoli e modelli statici che raffigurano, soprattutto, le macchine da guerra marziane. Tra le più belle riproduzioni in scala spiccano quelle della Monolith Designs, curatissime nei più minuti particolari. Tra i giocattoli, affascinanti come sempre, quelli della Lego che non perdono nulla nonostante l’inevitabile stilizzazione alla quale i soggetti riprodotti devono sottostare… Anzi risultano sottilmente inquietanti.

 

Seppur esistenti esclusivamente come in copie uniche, il che le rende vere e proprie opere d’arte, devono essere ricordate le miniature in scala realizzate da alcuni dei più noti modellisti a livello internazionale. Tra questi ultimi devono essere menzionati Roger Todd e Mike Maynard, creatori di magnifici diorami.

 

Conclusioni

 

TWOTW è un tassello di primo piano nel grande mosaico della cultura occidentale. E’ l’archetipo della fiction basata sull’invasione aliena, vero e proprio sottogenere della fantascienza moderna. A sua maggior gloria bisogna aggiungere che il romanzo è apparso in un’epoca non sospetta. Mi spiego meglio… La fioritura di storie imperniate sull’invasione da parte di alieni ostili, soprattutto in versione cinematografica, è iniziata negli anni ’50. Ovviamente, le minacce provenienti dallo spazio profondo erano la trasposizione fantastica dei nemici potenziali d’oltrecortina. Il clima che si respirava in Occidente era permeato dal timore di un nuovo conflitto globale. Negli Stati Uniti, mentre imperversava la “caccia alle streghe”, si proiettavano nelle scuole documentari su come sopravvivere in caso di conflitto nucleare.

Ma The War of the World è apparso in piena Belle Epoque, quando ancora non si erano del tutto dissipate le illusioni del Positivismo. L’Occidente – la Gran Bretagna soprattutto – era egemone  e si poteva permettere il lusso di condizionare pesantemente nazioni come la Cina. Non c’era, apparentemente, nulla da temere… Gli scienziati, dopo i travolgenti ed inattesi successi delle ricerche sull’elettromagnetismo, si chiedevano se ci fosse ancora qualcosa da scoprire. Insomma l’Europa e gli Stati Uniti potevano valutare compiaciuti il loro ruolo nel Mondo. Eppure, proprio in quel momento, era apparso un romanzo che metteva tutto in dubbio, che gettava sul piatto della bilancia l’elemento imprevisto… Quello cioè più temuto. E che conteneva una palese critica al Colonialismo. Una voce certo non isolata, quella di Wells, ma sicuramente inserita in un contesto minoritario, lo stesso che aveva espresso ad esempio il Movimento per i Diritti delle Donne.

Concludo, quindi, con l’invito a rileggere questo piccolo grande classico della letteratura che, come pochi,  è riuscito ad incidere tanto profondamente sull’immaginario collettivo dell’occidente.