Homo Reptilia
di Enrico Di Stefano
Cominciamo col dire che l’espressione “Homo Reptilia”, utile ad introdurre l’argomento, rappresenta in ogni caso un errore tassonomico. Infatti il genere Homo, quello che accomuna noi e i Neanderthal (ma anche l’Erectus, se è per questo) appartiene alla Classe dei Mammiferi e non a quella dei Rettili. Uno di essi, sia pur di aspetto umanoide, andrebbe denominato altrimenti. Homomimus, cioè “simile all’uomo”, sarebbe un nome più appropriato.
Chiaramente parliamo di creature immaginarie, ma fino a un certo punto.
Nella seconda metà del XX secolo la Scienza ha indagato circa la possibilità che dai Rettili potesse emergere una specie intelligente. E ciò è avvenuto a partire dagli anni ’60 quando gli studiosi hanno cominciato, in particolare, a superare la vecchia concezione dei dinosauri. Questa, nata e consolidatasi nell’ottocento ai tempi della “guerra delle ossa” tra gli americani Edward Drinker Cope e Othniel Charles Marsh, vedeva i “sauri terribili” come enormi, torpide e stupide lucertole troppo cresciute
Nel 1982 un eminente paleontologo, il canadese Dale Russell, sostenne che tra i dinosauri, se non si fossero estinti, sarebbero potute apparire specie intelligenti equivalenti, per capirci, agli ominidi tra i mammiferi. Per dare “corpo” alla sua idea realizzò un modello in dimensioni naturali di quello che denominò Dinosauroide. La ricostruzione può essere oggi ammirata nel National Museum of Natural Sciences di Ottawa.
L’operazione, piuttosto ardita in quanto concepita in seno al mondo accademico ufficiale, fu meno campata per aria di quanto allora potesse apparire ad uno sguardo superficiale.
Tutto ebbe inizio con lo studio di un dromeosauro, un piccolo carnivoro particolarmente evoluto, vissuto alla fine del Cretaceo. Il suo nome era Stenonychosaurus inequalis, ma oggi è meglio conosciuto come Troodonte. Comparabile per dimensioni e postura ad un Emu (Dromaius novaehollandiae), il secondo uccello più grande tra quelli viventi, superava quest’ultimo per le dimensioni del cervello. Questo rappresentava 1/1000 del peso totale del corpo nel dinosauro rispetto all’ 1/1200 nel caso della creatura oggi vivente. E nello stesso periodo si scoprì che il teropode Dromiceiomimus brevitertius possedeva una capacità cranica superiore a quella dello Struzzo (Struthio camelus). Con buona pace degli stereotipi che ancora oggi danno per scontata la superiorità della massa encefalica aviana rispetto a quella rettiliana.
Tornando al dromeosauro, questi aveva arti anteriori lunghi terminanti con una “mano” dotata di tre dita perfettamente articolate. La creatura se ne serviva, verosimilmente, per manipolare le piccole prede di cui si cibava. E, dulcis in fundo, possedeva grandi occhi rivolti in avanti con campi visivi parzialmente sovrapposti. Insomma, gli ingredianti per lo sviluppo di un’intelligenza molto avanzata c’erano tutti: “stazione eretta”, visione stereoscopica, mani con buone capacità prensili e cervello di grandi dimensioni.
Serviva altro per affacciarsi a nuovi orizzonti? Sono bastati studi approfonditi, un po’ di fantasia e la carica di rinnovamento con cui Russell e altri, soprattutto Robert Bakker, hanno cambiato radicalmente la nostra visione della vita nel passato imponendo una svolta radicale alla ricerca.
Fin qui la Scienza… E la Fantascienza?
L’idea di rettili intelligenti sul nostro pianeta, quindi non extraterrestri, ha la sua espressione più nota con i Siluriani, una delle specie più importanti presenti nell’universo di Doctor Who. Contrariamente a quanto il nome sembrerebbe indicare, nella serie televisiva non vengono fatti risalire al Paleozoico, ma all’Eocene, piazzandosi quindi cronologicamente tra i dinosauri e gli uomini. Tale collocazione temporale fa perdere verosimiglianza alla fiction, creando una sorta di discontinuità nella storia evolutiva dei vertebrati, ma nulla toglie al fascino di queste creature. Morfologicamente molto simili all’Homo sapiens, tanto che le femmine risultano piuttosto avvenenti perfino ai nostri occhi di mammiferi, hanno però una caratteristica sicuramente sgradevole: sono decisamente guerrafondai.
E qui, in qualche modo, andiamo all’antropologia. Già, perché la radicata concezione di “cervello rettiliano” come primitivo e particolarmente incline alla violenza ha condizionato gli scrittori e gli sceneggiatori di almeno tre generazioni. E’ come se avesse agito tra gli autori, a livello subliminale, una sorta di pregiudizio. Infatti praticamente tutte le specie rettiliane senzienti apparse nella letteratura e sugli schermi sono bellicose se non, addirittura, imperialiste. Il più delle volte sono di origine extraterrestre.
Una delle poche eccezioni è rappresentata dagli Ylanè, rettili evolutissimi che compaiono nell’omonima saga creata da Harry Harrison che inizia con il romanzo West of Eden (1984). Lo scenario in cui si muovono è questo: sfuggiti all’estinzione di fine Cretaceo, i dinosauri si sono evoluti nel Vecchio Mondo dando origine ad una civiltà molto avanzata. Quando sbarcano nelle Americhe vi trovano l’Uomo che, sebbene piuttosto primitivo, rappresenta un ostacolo da rimuovere. La guerra è inevitabile e le due razze, puntualmente, finiscono per confliggere abbandonandosi anche a cruente atrocità.
Tornando al piccolo schermo, le specie più interessanti (questa volta aliene) che vi sono apparse sono due. L’episodio n°18 della serie classica di Star Trek, dal titolo Arena (1967), vede James Kirk impegnato in un duello con un alieno appartenente alla specie dei Gorn. Dotato di forza prodigiosa e di incrollabile combattività, il rettiloide mette a dura prova il capitano dell’Enterprise. Questi riesce ad avere ragione dell’avversario solo grazie alla sua inesauribile inventiva.
Molti anni dopo, esattamente nel 1984, sbarca sui nostri teleschermi una serie TV destinata a fare epoca: Visitors. Questa volta ci troviamo di fronte ad un tentativo di invasione, condotto però in modo subdolo. Gli extraterrestri, infatti, arrivano sulla terra sbandierando propositi non solo pacifici ma addirittura altruistici, occultando il loro intento di conquista. Inoltre si mascherano da terrestri e coprendosi con una pelle artificiale risultano praticamente indistinguibili dagli umani. Il camuffamento è molto efficace tanto che la “cattiva” Diana (Jane Badler) mantiene il suo fascino conturbante nonostane l’origine aliena.
Una caratterizzazione un po’ superficiale - in entrambi i casi - che viene superata con i Drac, popolo antagonista dei terrestri apparso sul grande schermo in Enemy Mine (1985) di Wolfgang Petersen, tratto dall’omonimo romanzo breve (Premio Hugo e Premio Nebula nel 1980) di Barry B. Longyear. Pur essendo militarizzati, i drac sono ricchi di emozioni e sentimenti. Hanno una cura particolare per i figli (si riproducono per partenogenesi) e possono sviluppare genuini legami d’amicizia. Distribuito in Italia con il titolo Il mio nemico, il film ripropone in chiave fantascientifica la situazione del celebre Duello nel Pacifico (1968) di John Boorman. Il guerriero alieno Jeriba è magistralmente interpretato da Louis Gosset Jr.
L’opera è profonda e densa di significati, ma la vicenda si svolge comunque all’interno uno scenario bellico.
Tornando alle letteratura, sicuramente amichevole nei confronti dei membri della nostra specie è il rettiloide Dar Lang Ahn che, vittima di un incidente di volo sul suo stesso pianeta, Abyormen, si ritrova a dover marciare per raggiungere la sua lontana destinazione. Deve affrontare un ambiente estremamente ostile, per via delle notevoli escursioni termiche dovute ai movimenti relativi dei due soli Theer e Arren, e unisce le forze a quelle di un astronauta terrestre disperso, Nils Kruger. Insieme i due formano una squadra efficiente e salvano la pellaccia. Questa avventura è raccontata nel romanzo Cycle of Fire (1957) di Hal Clement, autore statunitense molto attento ai temi ambientalisti e creatore di alieni disposti a comunicare e collaborare. In questo caso andando decisamente contro corrente.
Di segno opposto è il rapporto tra gli umani e una sorta di anticristo rettiliano che James Blish mette al centro del romanzo Guerra al Grande Nulla (1960). L’opera è uno dei capisaldi della fantascienza moderna ed è emblematico di come, in qualche modo, nella nostra cultura l’immagine del rettile sia legata a quella del male. La vicenda parte da una premessa eretica (per il Cristianesimo): il Diavolo è capace dell’atto di creare ed è responsabile dell’esistenza di Lithia, un pianeta abitato da creature molto intelligenti e grandi circa quanto un allosauro. Questi alieni non possiedono religioni o miti e sono guidati esclusivamente da una spietata razionalità. In ciò è nascosta l’insidia satanica nascosta dietro l’agire di Egtverchi, lithiano nato e cresciuto sulla Terra, messia negativo di un nichilismo che mette in crisi la società umana.
E’ emblematico il fatto che in quest’opera, basata su un assunto manicheo, l’alfiere del male sia un rettile.
Tra i più noti esempi di rettili intelligenti vanno citati i Chasch, una specie alloctona che vive sul pianeta Tschai, teatro dell’omonimo ciclo scritto da Jack Vance a partire da City of the Chasch (1968). Divisi in due sottospecie, blu e verde, utilizzano degli umani come schiavi e seguono due diversi stli di vita: i primi possiedono un impero mentre i secondi sono suddivisi in bellicose tribù nomadi (vagamente ispirate a quelle mongole della storia umana). Sulle copertine delle numerose edizioni dell’opera, tradotta praticamente in tutte le lingue principali, i chasch sono quasi sempre raffigurati in armi.
Una saga di successo è quella dell’Invasione-Colonizzazione cui Harry Turtledove dà inizio nel 1994 con il romanzo Worldwar: in the balance. Ne è protagonista La Razza, una specie di rettili molto intelligenti che nel 1942, in piena Seconda guerra Mondiale quindi, sbarca sulla Terra con lo scopo di aggiungere il nostro pianeta a quelli controllati dal suo imperatore. Gli alieni hanno l’aspetto di piccoli dinosauri carnivori, alti circa 1 metro e 40, con una coda piuttosto corta ma con artigli e denti affilati. Sono assai evoluti e organizzati in una civiltà molto gerarchizzata che, periodicamente, si militarizza per espandere i domini imperiali. Il loro progresso tecnologico è più lento di quello umano, ma inesorabile. Conquistano rapidamente le zone calde della Terra e da lì conducono una sistematica conquista, contrastati con altalenante successo da Stati Uniti, Unione Sovietica, Germania e Giappone. Bisogna riconoscere a Turtledove di aver creato dei personaggi alieni memorabili, come i comandanti d’astronave Straha e Kirel. Infatti, anche se ubbidienti ai dettami della loro società e ai voleri dell’imperatore, gli invasori possiedono personalità individuali ben definite oltre a idee e aspirazioni proprie. In qualche caso, addirittura, arrivano a sviluppare sentimenti di amicizia nei confronti degli umani.
Dall’analisi dei pochi casi che, per motivo ti tempo e spazio, abbiamo citato sembra emergere l’esistenza di un Pregiudizio Rettiliano dal quale, più o meno incosciamente, sarebbero condizionati gli autori di fantascienza. L’idea di un sistema nervoso relativamente semplice, imperniato sul famoso “cervello rettiliano”, dedicato essenzialmente alla predazione, sembra aver indirizzato le scelte di chi scriveva SF in una direzione ben precisa per cui i rettili sarebbero cacciatori spietati a livello individuale e membri di società imperialiste a livello collettivo. Predestinati alla ferocia, quindi, a prescindere dal livello culturale e/o tecnologico raggiunto.
Nell’inconscio dell’Uomo, con ogni evidenza, la pelle a squame dei rettili – anche quelli creati dalla fantascienza – finisce per essere ricettacolo degli istinti più bassi, quelli legati alla mera sopravvivenza ottenuta attraverso la sopraffazione del nemico/preda/diverso. Anche quando la finzione letteraria concede a queste creature un’organizzazione sociale tale da portarle ad un notevole sviluppo tecnologico, questo è votato all’affermazione della specie attraverso l’espansione imperialista. Perché? Vediamo un po’... Pur se mediamente dotati di elevate conoscenze scientifiche, storiche e antropologiche, gli scrittori di Science Fiction sono pur sempre mammiferi di religione cristiana (quasi sempre). Non c’è da stupirsi che il rettile, a livello subliminale, venga percepito anche da loro come nemico atavico. Meccanismi evoluzionistici e culturali ben consolidati ci fanno diffidare del “serpente” che tradizionalmente è l’antagonista.
Persino nei cartoni animati della Disney diretti da Wolfgang Reitherman l’antagonista più subdolo e insidioso è un rettile: Kaa, il pitone, tenta di ipnotizare Mowgli sperando di mangiarselo comodamente nel Libro della Giungla (1967); Sir Biss, la serpe, è l’infido consigliere di Re Giovanni in Robin Hood (1973).
Andando al fumetto, tra i nemici di Spider-Man una menzione d’onore spetta a Lizard, feroce lucertola umanoide animata da una furia quasi incontrollabile, che in realtà rappresenta la trasformazione “bestiale” dello scienziato Curt Connors. Lo studioso, assumendo un siero studiato per ottenere la rigenerazione del braccio mutilato, si trasforma in rettile e così perde la sua capacità umana di autocontrollo… Ammesso che esista.
Come dire che da bambini prima e da ragazzi dopo impariamo a diffidare da tutto ciò che è verde e striscia.
E allora? Renderemo mai giustizia ai rettili? Forse sì, se seguendo i progressi della scienza, in particolare della paleontologia, finiremo per accettare una realtà che comincia a emergere prepotentemente: alcune specie tra i dinosauri, nella storia della vita sul nostro pianeta, avevano un cervello più sofisticato di quanto comunemente accettato. E se 65 milioni di anni or sono non fosse caduta un’ingombrante “tegola” sulla loro testa avrebbero potuto avere ben altra fortuna.
Letture scientifiche consigliate (edizioni originali):
- Russell D.A. (1969) “A new specimen of Stenonychosaurus from the Oldman Formation (cretaceous) of Alberta” Canadian Journal of Earth Science (6) 595 – 612
- Russell D.A. (1972) “Ostrich dinosaurs from the Late Cretaceous of Western Canada” Canadian Journal of Earth Science (9) 375 – 402
- Bakker R.T & Galton P.M (1974) “Dinosaur monophyly and a new class of vertebrates” Nature n° 248 pp. 168 – 172
- Desmond J. Adrian (1976) “The hot-blooded dinosaurs” Dial Press
- Marx L. Jean (1978) “Warm-Blooded dinosaurs: evidence pro and con” Science n° 199
Letture fantascientifiche consigliate (prime edizioni italiane):
- James Blish “Guerra al grande nulla” URANIA n° 226 Mondadori (1960)
- Jack Vance “Naufragio sul pianeta Tschai “ URANIA n° 562 Mondadori (1971)
- Hal Clement “Il cerchio di fuoco” Fantapocket n° 2 Longanesi (1976)
- Harry Harrison “L’era degli Ylanè” Cosmo Oro n° 99 Editrice Nord (1989)
- Harry Turtledove “Invasione anno zero” Narrativa Nord n° 57 Editric