"La Mandiguerre" di Tamiazzo & Morvan (2005) - Edizioni BD



Se chiedessimo quale è il film di guerra più riuscito, probabilmente le persone più giovani risponderebbero Salvate il soldato Ryan, l’eccellente opera di Steven Spielberg. E’ certamente una buona indicazione, ma risente della scarsa conoscenza di alcuni dei più significativi lungometraggi che il Cinema ha prodotto nel secolo appena trascorso.

Quelli della mia generazione, o ancora più anziani, citerebbero All’ovest niente di nuovo, La grande illusione, Orizzonti di gloria, La grande guerra, Uomini contro. Eppure i film dedicati alla prima guerra mondiale, come i cinque appena citati, sono forse un decimo di quelli che raccontano la seconda.

Perché registi del calibro di Milestone, Renoir, KubrickRosi e Monicelli hanno preferito trattare della Grande Guerra quando, se escludiamo i primi due, ne avevano una più vicina e più grande alla quale ispirarsi?

Se permettete propongo una risposta. L’ultima guerra mondiale, nonostante l’ineguagliabile livello delle sofferenze che l’hanno accompagnata, è stata sorretta da un confronto ideologico che in qualche modo l’ha “giustificata”. Bisognava sconfiggere il Male che, come mai nella storia dell’Umanità, si era organizzato dandosi la struttura di un impero.

La lotta degli alleati contro il nazismo è assurta così al rango di crociata contro la malvagità. Il prezzo da pagare – immenso – è apparso alle coscienze più tollerabile.

La stessa cosa non si può dire della Grande Guerra. Non c’erano scontri ideologici dietro. Non c’erano genocidi da fermare (quello perpetrato dai Turchi a danno degli Armeni allora passò in silenzio, oggi non interessa più nessuno). Non c’erano divisioni di fanatici in divisa nera da sconfiggere. C’erano milioni di contadini e operai di tutta Europa mandati al massacro per la gloria delle teste coronate del Vecchio Continente e per gli interessi dei grandi gruppi industriali. Una marea di poveracci, falcidiati dalle mitragliatrici e dall’artiglieria, che ha inzuppato di sangue il fango delle pianure e le nevi delle montagne di mezza Europa.

La ferita del ’14–’18 si direbbe più profonda, per la coscienza degli europei, di quella del ’39–’45.

Forse è per questo che  il francese, Jean David Morvan, figlio della nazione maggiormente martirizzata dal primo conflitto mondiale, ha tratto ispirazione per un’originale storia di guerra ambientata sì nello spazio, ma le cui atmosfere ricalcano quelle del conflitto scoppiato quasi un secolo or sono.

Questa volta l’avversario non è umano, anzi è a malapena umanoide. Non sussiste la agghiacciante somiglianza tra nemici che ha caratterizzato la Grande Guerra. Ma impressiona il coinvolgimento delle masse, delle schiere di fantaccini messe a “far muro con il petto” per arginare la minaccia aliena.

Il racconto mette in evidenza l’uso cinico del soldato semplice, ridotto a mero strumento sacrificabile, ultima ruota di un carro costituito da una società rigidamente stratificata e ancora dominata da principi, granduchi e industriali. 

Morvan ha dato un grosso peso alle differenze “di casta” tra i personaggi del fumetto e i protagonisti rispecchiano perfettamente la stratificazione sociale vigente su Espoir de Byancoor, colonia umana di cultura francese e luogo nel quale prende avvio la vicenda.

Cousance Trefolles è la figlia del proprietario di un cinema; Tillois Ravassant è, invece, il rampollo di una ricchissima famiglia di industriali; Dosnon Bruys, infine, è ospite suo malgrado di un orfanotrofio che non sfigura al confronto di Sing Sing al culmine del suo splendore.

Tre destini che dovrebbero scorrere parallelamente, senza mai incontrarsi, ma che finiscono per intrecciarsi, complici l’amicizia come la intendono gli adolescenti e il rullo compressore della guerra.

Il conflitto, che citando un po’ a forza Alessandro Manzoni, “atterra e suscita” finisce per sovvertire le sorti dei protagonisti: Cousance diventa regista di acclamati lungometraggi di propaganda mentre Dosnon, che ne è l’interprete, si afferma come divo del cinema. Paradossalmente è il privilegiato Tillois a pagare il prezzo più alto: arruolatosi come soldato semplice scopre ben presto la brutalità della guerra nel fango delle trincee dove, tra torme di ratti e scontri sanguinosi con gli extraterrestri, si ritrova a fare tutti i giorni i conti con la morte.

Il fumetto di oggi non manca di disegnatori capaci di interpretare efficacemente l’angoscia e l’orrore - queste sono le sensazioni che dominano la lettura della Mandiguerre -  con i tratti netti e gli inquietanti chiaroscuri del bianco e nero. Eppure è a colori intensi e a linee morbide che si affida il padovano Stefano Tamiazzo per rendere magistralmente credibili le ambientazioni, i personaggi e le situazioni. Per di più il disegno è caratterizzato da un inconfondibile “stile Manga” che il suo realizzatore ha utilizzato anche come tributo al maestro Hayao Miazaki. Il risultato complessivo vede il contrasto stridente, almeno in apparenza, tra l’argomento affrontato, decisamente “adulto”, e lo stile che richiama immediatamente i fumetti giapponesi tanto amati dagli adolescenti.

Ma, appunto, stile e materia trattata non sono affatto incompatibili. Lo sa bene chi ha saputo apprezzare il Gundam di Yoshikazu Yasuhiko e l’Akira di Katsuiro Otomo. Anzi forse è proprio lo stile manga quello più adatto ad esprimere il vero orrore che accompagna tutte le guerre e cioè il sacrificio di moltitudini di ragazzi neanche ventenni che, falcidiati sul campo di battaglia, muoiono quando sono forse più bambini che uomini.

Il disegnatore veneto (l’edificio raffigurato nella seconda vignetta a pagina 36 del primo volume è il Palazzo della Ragione di Padova n.d.r.) è stato inoltre molto abile nel creare una ambientazione “Tardo Steampunk” per Espoir de Byancoor, colonia spaziale dove non è disdegnato l’uso del vapore. Così trionfano le ciminiere, le automobili che richiamano la Ford T, i biplani ad elica, i lampioni in ferro battuto agli angoli delle strade.

E’ davvero un’affascinante e riuscitissima commistione di avveniristico e di vintage dal gusto innegabilmente retrò.

Un’ultima considerazione sui disegni di Tamiazzo è doverosa per quanto riguarda il nemico, i Mandis. Sono creature vagamente antropoidi, ma molto diverse da un essere umano e assolutamente aliene. Eppure l’artista è riuscito a renderli molto espressivi pur non potendo lavorare su espressioni facciali riconoscibili come tali. Per averne una prova basta ammirare la sconcertante sequenza del linciaggio dell’extraterrestre catturato su Espoir de Byancoor.

 

Mi rendo conto che non si dovrebbe recensire un’opera senza averla letta da cima a fondo, ma mi perdonerà chi conosce i tempi che servono a pubblicare tutti i tomi che costituiscono il tipico formato cartonato della Bande Dessinée. La Mandiguerre è, a mio modesto avviso, una delle più interessanti opere prodotte dal fumetto europeo negli ultimi anni. E non solo per la grande bellezza dei disegni e il ritmo perfetto dei dialoghi che ne fanno un’opera quasi “cinematografica”. In un certo senso è necessario parlarne mentre sta appassionando i lettori del vecchio continente. Certo, una trattazione a posteriori sarebbe sicuramente più ortodossa, ma ho l’impressione che l’opera si possa apprezzare appieno adesso che gli eventi sullo scacchiere internazionale la rendono attualissima. Stiamo infatti vivendo una fase storica che vede l’occidente impelagato in un conflitto del quale non si scorge la via d’uscita.

E’ questo il momento nel quale la riflessione sull’efficacia della guerra per la risoluzione delle controversie internazionali ci porta a dolorose considerazioni.

L’uomo moderno non può esimersi dall’interrogarsi sul perché delle grandi contraddizioni che affliggono il nostro mondo e ben venga un fumetto se ci spinge una volta di più a doverose riflessioni. Qualcuno, appena il cannone smise di tuonare, definì la Prima Guerra Mondiale “l’ultima delle guerre”.

Purtroppo si sbagliava… e di parecchio.

 

SCHEDA DELL'OPERA


Titolo:           La Mandiguerre

Autore:           Jean David Morvan & Stefano Tamiazzo

Editore:          Edizioni BD

Prezzo:           14,46 Euro

USCITA:           2001