Leviathan – Behemoth – Goliath di Scott Westerfeld (2012) - Giulio Einaudi Editore

Luci ed ombre di una trilogia steampunk

Leviathan – Behemoth – Goliath

di Enrico Di Stefano


Si potrebbe discutere all’infinito sulla collocazione dello Steampunk in quello sterminato universo che risponde al nome di “Genere Fantastico”. Personalmente lo considero in toto una branca della Fantascienza, dato che è ambientato in epoche del passato inserite in linee temporali alternative alla nostra. Dopo averlo incasellato, sia pure per comodità e senza la pretesa di vedere accettata incondizionatamente la mia ipotesi di lavoro, provo a descriverlo. Diciamo che, al suo apparire, raccontava un XIX secolo molto più tecnologizato di quello che hanno vissuto i nostri bisnonni. Attenzione, quando si parla di tecnologia: in questo caso non si fa riferimento all’elettronica e all’informatica. E’ il vapore a farla da padrone e gli scenari, quasi sempre metropolitani, sono il più delle volte ammantati del fumo prodotto da migliaia di ciminiere.

Lo Steampunk è stato in qualche modo creato e codificato da autori come Paul Di Filippo, James Blaylock, Bruce SterlingWilliam Gibson, solo per citarne alcuni. L’ambientazione vittoriana, quindi pienamente ottocentesca, è stata però superata e il genere ha finito per essere proiettato in scenari di inizio Novecento. Addirittura si arriva fino al 1939 alternativo di Dust, fumetto e boardgame dell’italiano Paolo Parente, che riscrive addirittura la Seconda Guerra Mondiale attingendo però a piene mani all’iconografia Steampunk.

Molto meno stiracchiata, anzi davvero ben inserita nel contesto del genere, è l’ambientazione all’inizio della Prima Guerra Mondiale della trilogia Leviathan – Behemoth – Goliath dell’americano Scott Westerfeld.

L’autore è giunto a quest’opera così impegnativa (oltre mille pagine nell’edizione italiana) dopo aver prodotto dell’ottima fantascienza, come quella che costituisce il ciclo Risen recentemente pubblicato nel nostro paese da Mondadori nella collana URANIA.

La storia, in breve, è questa: alla viglia della Prima Guerra Mondiale le nazioni si dividono in Cigolanti, quelle che utilizzano la tecnologia del vapore, e Darwiniste, quelle che, utilizzando una ingegneria genetica ante litteram, creano chimere biologiche, i Sint, da impiegare in tutti i campi delle attività umane. Gli imperi centrali d’Europa, Germania e Austria, si affidano alla meccanica; Inghilterra, Francia, Russia, Italia e Giappone si dedicano alle manipolazioni biologiche.

Gli Stati Uniti, invece, si servono di entrambe le tecnologie e non manifestano le preclusioni ideologiche presenti altrove.

Il protagonista è il principe Aleksander (familiarmente chiamato Alek) von Hohenberg, figlio di quell’arciduca Franz Ferdinand il cui assassinio a Sarajevo (come nella realtà storica) innesca lo scoppio della Grande Guerra. In realtà si tratta di un personaggio inventato perché gli unici discendenti maschi dell’ucciso furono Maximilian ed Ernst. Un nobile di rango elevatissimo dunque, ma affiancato da una coprotagonista di estrazione popolare: Deryn Sharp. Figlia di un aeronauta morto in un incidente di volo, assume una falsa identità maschile ed il nome di Dylan per poter sostenere l’esame di cadetto dell’aviazione inglese. L’intrepida fanciulla riesce nel suo intento e viene destinata a prestare servizio sul Leviathan. Questo è l’autentico gioiello dell’aeronautica britannica, un dirigibile vivente ottenuto dalla manipolazione genetica del DNA di balena e di centinaia di altre specie. E’ più leggero dell’aria perché il suo corpo è in gran parte pieno di idrogeno prodotto con il metabolismo. Al suo interno vive l’equipaggio, supportato da centinaia di sint destinati alle più svariate incombenze, dalle comunicazioni alla manutenzione. Mentre la ragazza, sotto mentite spoglie, intraprende la carriera militare, il povero Alek deve sfuggire ad un complotto ordito dal prozio, l’imperatore d’Austra, in combutta con i tedeschi per eliminarlo. In questo è aiutato da uno sparuto gruppetto di uomini fedeli alla memoria del povero Franz Ferdinand. La fuga a bordo di un camminatore, una sorta di macchina da guerra a vapore dotata di zampe, porta il principe e i suoi uomini sulle Alpi dove, inopinatamente, si ritrovano ad aiutare il Leviathan in difficoltà. Tra le nevi Alek e Deryn fanno conoscenza e danno inizio ad una amicizia che prescinde dallo schieramento dei rispettivi paesi nella guerra che sta per infiammare l’Europa. Mi fermo qui, non volendo rovinare il piacere della lettura a chi volesse acquistare questa trilogia raccolta da Einaudi in un corposo volume, e passo a discutere dell’opera nel suo complesso.

La prima cosa che colpisce è la qualità della confezione, dato che l’editore ha raccolto la saga in un bel volume cartonato con sovracoperta. Il romanzo, scritto con l’eleganza caratteristica di Westerfeld è avvincente dalla prima all’ultima pagina. Ad arricchire l’insieme concorrono i bellissimi disegni a matita e le tre magnifiche tavole a colori con cui Keith Thompson si fa “perdonare” l’illustrazione di copertina. Questa è di una tale perfezione tecnica da risultare un po’ troppo fredda e poco accattivante.

Scendendo nel dettaglio, i personaggi sono magistralmente delineati, anche quelli “rubati” alla storia reale: Nora Darwin Barlow, Nikola Tesla e Pancho Villa. La prima, nipote del grande Charles, è una grande scienziata che può contare sul peso politico della famiglia; il secondo è l’imperscrutabile genio dell’elettricità che brilla per il suo alternare straordinarie intuizioni a progetti apparentemente deliranti; l’ultimo è il corpulento, sanguigno, pragmatico rivoluzionario che coniuga nobili ideali con una spregiudicata gestione della propria immagine.

Il meccanismo narrativo funziona benissimo; gli scenari che si alternano (le Alpi, Istambul, la Siberia, l’Oriente, gli Stati Uniti) sono descritti in modo impeccabile; il quadro geopolitico, seppur fittizio, è verosimile; i dialoghi funzionano.

Eppure questo meccanismo ad orologeria così ben congegnato mostra almeno una stonatura. In particolare, a mio modesto avviso, soffre di quel “tenere sullo sfondo l’antagonista” tipico della letteratura americana in genere e fantascientifica in particolare. Leviathan, ad esempio, è ricco di episodi bellici, nel corso dei quali i protagonisti si confrontano armi alla mano con i tedeschi. In una occasione, invece, sono i sint creati dagli alleati giapponesi ad affrontare i marinai di una corazzata asburgica. Ebbene i poveri “crucchi” combattono e muoiono come pupazzi, non diversamente da come cadono le papere di terracotta al tirassegno di un luna park. Vengono avanti e si battono un po’ da stupidotti, finendo per diventare le vittime designate.

Forse un paio di personaggi tedeschi, tanto per definire la complessità dei meccanismi che si celano dietro a una guerra, non avrebbero guastato. In fondo Star Wars – permettetemi l’ardito parallelismo – non è incentrato esclusivamente sulle prodezze di Obi Wan Kenobi e Luke Skywalker, ma deve molta della sua grandezza alla profondità delle figure dei vilain, da Darth Vader a Palpatine.

L’autore ha in parte ovviato all’inconveniente creando, oltre al protagonista, alcune efficaci figure di contorno austriache: il conte Volger, precettore di Alek, e Mastro Klopp, il maestro di meccanica del ragazzo.

Tirando le somme, i ben 28 euro necessari ad acquistare sono sicuramente ben spesi. Non ci si ritrova un capolavoro tra le mani, ma sicuramente un romanzo più che buono e di piacevolissima lettura. Diciamo che è l’ideale per chi ama rilassarsi, piacevolmente disteso sul divano e sorseggiando una tazza di thé caldo, magari in una fredda sera d’inverno. A chi volesse risparmiare, data la crisi economica in cui ci dibattiamo, consiglio di richiederne l’acquisto alla biblioteca comunale. Ne vale la pena.

 

SCHEDA

 

Titolo: Leviathan – Behemoth – Goliath

Autore: Scott Westerfeld

Editore: Giulio Einaudi Editore

Genere: Steampunk

Illustrazioni e Copertina: Keith Thompson

Anno:  2012 (trilogia completa in Italia)

Prezzo:  € 28,00